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      Effice tu ut nosse valeam quid aget cum illo fortuna....
     
     
     
      2497.
     
      MARIA CELESTE GALILEI a GALILEO in Roma.
      Arcetri, 7 maggio 1633.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XIII, car. 186. - Autografa.
     
      Molto Ill.re et Amatiss.mo Sig.r Padre,
     
      L'allegrezza che mi apportò l'ultima sua amorevolissima lettera fu tale, e tale alterazione mi causò, che, con questo e con l'essermi convenuto più volte legger e rilegger la medesima lettera a queste monache, che tutte giubilavano sentendo i prosperi successi di V. S., fui soprapresa da gran dolor di testa, che mi durò dalle 14 hore della mattina fino a notte, cosa veramente fuori del mio solito. Ho voluto dirgli questo particolare, non per rimproverargli questo poco mio patimento, ma sì bene perchè ella maggiormente possa conoscere quanto mi siano a cuore e mi premino le cose sue, poi che causano in me tali effetti; effetti che, se bene, generalmente parlando, par che l'amor filiale possa e deva causar in tutti i figliuoli, in me ardirò di dire che habbino maggior forza, come quella che mi do vanto di avanzar di gran lunga la maggior parte degl'altri nell'amare e riverire il mio carissimo padre, sì come all'incontro chiaramente veggo che egli supera la maggior parte de i padri in amar me sua figliuola. E tanto basti.
      Rendo infinite grazie a Dio benedetto per tutte le grazie e favori che fino a qui V. S. ha ricevuti e per l'avvenire spera di ricevere, poi che tutti principalmente derivano da quella pietosa mano, sì come V. S. molto giustamente riconosce.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XV. Carteggio 1633
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 485

   





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