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      Non vorrei già che dubitassi di me, che per tempo nessuno io sia per lasciar di raccomandarla con tutto il mio spirito a Dio benedetto, perchè questo mi è troppo a cuore e troppo mi preme la sua salute spirituale e corporale. E per dargliene qualche contrassegno, gli dico che ho procurato e ottenuto grazia di vedere la sua sentenza, la lettura della quale, se bene per una parte mi dette qualche travaglio, per l'altra hebbi caro di haverla veduta, per haver trovato in essa materia di poter giovar a V. S. in qualche pocolino, il che è con l'addossarmi l'obligo che ha ella di recitar una volta la settimana li Sette Salmi; et è già un pezzo che cominciai a sodisfare, e lo fo con molto mio gusto, prima perchè mi persuado che l'orazione, accompagnata da quel titolo di obedire a S.ta Chiesa, sia assai efficace, e poi per levar a V. S. questo pensiero. Così havess'io potuto supplire nel resto, chè molto volentieri mi sarei eletta una carcere assai più stretta di questa in che mi trovo, per liberarne lei. Adesso siamo qui, e le tante grazie già ricevute ci danno speranza di riceverne dell'altre, pur che la nostra fede sia accompagnata dalle buone opere, chè, come V. S. sa meglio di me, fides sine operibus mortua est.
      La mia cara Suor Luisa continua di star male, e mediante i dolori e tiramento che ha dalla banda destra, dalla spalla fino al fianco, non può quasi mai star in letto, ma se ne sta sopra una sedia giorno e notte. Il medico mi disse l'ultima volta che fu a visitarla, che dubitava che ella havessi una piaga in uno argnione; chè se questo fossi, il suo male saria incurabile.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XV. Carteggio 1633
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 485

   





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