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      Io non ho errato se non ch'io non sono stato indovino e sono stato troppo geloso: del resto non ho commesso mancamento alcuno. Se io havessi hauto a tener conto delle sue scritture, l'harei conservate come cose sacrosante, e custodite al pari dell'anima mia; il Sig.r Geri prese lui la cura di conservarle, et io non potevo o dovevo mostrar diffidenza in lui. De' libri che erano su la tavola, io ne messi da canto alcuni(743), parte perchè non andassero male, e parte perchè non gli fossero (trovandosi) di pregiudizio, con animo di mandargli a pigliare: tra questi mi scrive hora il Sig.r Geri che io guardi se fosse quest'opera smarrita; ma perchè, sebene restai col S.r Geri di mandar per essi, io non mandai altrimenti, atteso che cessaron quelli spaventi che da principio mi furon messi, però io non posso cercar tra essi; ma potendovi anco cercare, non la ritroverei, perchè i libri messi in disparte non eran se non opere stampate, nè vi era opera alcuna manuscritta. Torno per tanto a dire che qui il mio errore è la mia mala fortuna, la quale, per non esser nel mio arbitrio, anzi repugnantissima al mio volere, non mi deve essere imputata a errore. Mi par poi per sua consolazione di poter dire, che essendo ella viva, nella perdita di questa scrittura non si sia perduta l'opera, ma solamente rinovata a V. S. la fatiga di ritesserla; la qual nuova fatiga non sarà anco senza nuovo frutto, perchè, sebene l'opere primieramente uscite dalla sua mente e dalla sua penna sono perfette e dagl'altri posson esser sempre più tosto maggiormente ammirate che migliorate, tuttavia ella sola con nuova applicazion di mente può arrecargli miglioramento, e posson solo tra le sue mani le sue stess'opere, benchè perfette, ricever nuova perfezzione.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XV. Carteggio 1633
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 485

   





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