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      Mi pare di vedere nel tavolino di V. S. Ecc.ma un gran fascio di lettere, e tutte di buone feste; e dubitando che questa ancora fusse per entrar nell'istesso numero, pur indugiavo a scrivere, e massime perchè quanto più io di continuo le prego da Dio prosperità, tanto più son lontano da queste affettationi et apparenze cortigianesche; ma vengo affrettato dal P. Abbate Castelli, quale, per un accidente di dolori di fianco e renella con febbre, non può (sicome desidera) passar da sè medesimo questo uffizio. L'indispositione gli sopraggiunse il giorno di S. Giovanni, et io, che fui a fargli reverenza il dì delli Innocenti, restai abbattuto da tal novità. Pur io l'ho trovato molto composto, quieto et ubbidientissimo a tutto quello che ordinano i medici e cerusichi del Sig.r Ambasciatore di Francia(618), quale usa una diligenza estrema per la sanità del nostro P. Abbate. Già dua volte gl'hanno tratto sangue per la vena, e la seconda, seben non l'ha del tutto liberato, pur l'ha messo in sicuro; et in breve spero sia per rihaversi.
      Per altro già hebbi risposta dalli miei fratelli, e V. S. si può prometter da loro ogni cosa possibile a pro e gusto del Sig.r Vincenzio suo figliuolo(619); anzi credo fin adesso si sieno trovati più volte insieme.
      Della resistenza dei solidi e del moto non parlo; dirò solo, s'io fussi stato sicuro che ella havessi qualche copista, gl'haverei dimandato per mancia di questo Natale le sue demostrationi, da me desideratissime, intorno al centro della gravità, o vero (se gli fusse parsa cosa troppo lunga) in quello scambio alcuna delle postille già inviate a quel gran Peripatetico(620) etc.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVI. Carteggio 1634-1636
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 744

   





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