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      Io feci fare un dente solo ad una rota picola, et un'altra rota dentata, acciò li denti di questa, urtando quando l'uno quando l'altro in quel solo, movessero nel preteso modo la detta rota; e per schivare l'incontro che può accadere fra i denti di questa rota movente, e quel solo della mossa, quando s'abbatti l'accozzamento nella cima di questo e di uno di quei denti, feci che in tal caso con una mola o susta il dente cedesse, per poter seguitare la circolatione, e la susta lo ritornasse nel suo sito: ma non ne vidi esperienza buona, perchè nel primo accozzamento si ruppe la susta, e non ne feci poi altro. Temo che tale accozzamento rintuzzi assai la conferita velocità, e perciò poco aquisto si possi fare, massime quando la rota si havesse a movere con resistenza, come se fosse una macina con sotto il grano. Pure forsi vi è il modo di superare queste difficoltà, ma io non ci ho poi più pensato. Perciò a lei ne scrivo, che so che non posso al mondo pari a lei trovare, che penetri questi misteri del moto, così in ogni cosa maraviglioso, come quella che ne ha trovato dottrina intiera e nuova, e forsi havrà anco fatto riflessione a questa cosa, che non mi pare triviale nè da disprezzare. La prego a favorirmi di farci qualche poco di consideratione et di dirmene il suo parere. Fra tanto sa quanto io la stimi, l'ami et osservi, come richiedono li molti oblighi che li tengo. Prego il Signor mi dia tanta gratia ch'io possi mostrarli quella gratitudine che nell'animo conservarò sempre alli molti beneffittii ch'ella mi ha fatto.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVI. Carteggio 1634-1636
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 744