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      Nella sua isperienza del rompimento del legno o del filo di ottone(712), vederà che l'istessa longheza del'istesso filo, passato per un'istessa filiera, non si romperà sempre; come si vede nelli arpicordi, l'istessa corda in un'istessa estenzione tiene, in un'altra si rompe: anzi dirò che l'istessa estenzione tegnirà in un tempo un peso, il quale non tegnirà in un altro. Come sarà donche possibile dare regola di tali diversità?
      L'artifitio di calarse giuso d'una corda senza offenderse le mani(713), l'ho visto et havuto fa già incirca quindeci anni; il quale lo teneva come triviale.
      Nel'istromento a misurar la forza del vacuo, si deve avertire di levare la forza che è bisognio per il tocamento del maschio contra il cilindro vacuo. Poi sopra questo istromento dirò, che mai si potrà giongere cossì giustamente che non intri l'aria, che apertamente si vederà; et di più, che l'aria o aqua si rarefarà, et quando non potrà più rarefarse ni intrare l'aria, il secchio essendo più pieno che non puol portar la forza del'istromento, andarà tutto in pezi avanti che caschi il secchio: et questa isperienza non probarà ni negherà il vacuo(714). Sopra questo proposito dirò, che come non s'è mai probato esser impossibile il vacuo, cossì non è stato mostrato essere nella natura; et quella dimostratione che porta Aristotele nel quarto della Physica per probare essere impossibile il vacuo, non conclude niente, mentre si dirà che la duratione del moto proviene non solamente della resistenza del corpo per il quale si fa il moto, ma ancora della natura delli corpi, li quali non puono moverse che con qualche tempo, benchè non si sia nissuna resistenza.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVI. Carteggio 1634-1636
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 744

   





Aristotele Physica