Pagina (335/744)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Io stimo che V. S. non potesse esser meglio premiato delle sue fatiche, che tanto ànno giovato et eternamente gioveranno a li huomini, che con l'esser sottratto dalla prattica della corte, cioè da un inferno, et esser stato chiamato ad un paradiso di una non oziosa solitudine.
      Vedo che meschia alle volte tra le dolcezze de' suoi studii l'amaro della noiosa lettura del mio libretto(866), a fine che più dolci le paiano quelli rispetto la rozzezza di questo. Loda V. S. per sua grazia il mio talento, ma credo che più l'arebbe lodato se m'avessi tacciuto. E perchè m'impone le scriva in che m'impiego, dirolle che sto perdendo il tempo ad empirmi la testa di paragrafi per doventare un poco dotto dottore contra mia voglia, che a simili studii (comunque me n'abbia sempre avuta poca ad ogni altro) mai ho avuta inclinazione. Grida il padre che io mi marcisco nell'ozio, e che non son huomo nella terza enneade degli anni da guadagnarmi un baiocco. Povero vecchio, che a così vil fine ha diretta la sua fatica di generarmi! Lo scuso però, perchè casca nell'error commune, che avvilisce l'imagine di Dio alla sordida accumulazione di denari. Se però avessi o virtù o fortuna per sottraermi da questo giogo, sa Dio quanto volentieri il farei, e quanto mi saria cara ogni occasione che mi si rappresentasse. Ho alcune bagatelle de' miei più giovenili studii, che sto ripolendo, et a suo tempo pregherò V. S. farmici la sua correzione. Trattanto la supplico non mi privar della sua grazia, che stimo più che la vita, et onorarmi de' suoi commandi, col consolarmi alle volte con due sue righe, mentre umilmente la riverisco e prego N. S. le conceda il compimento de' suoi giusti desii.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le opere di Galileo Galilei
Volume XVI. Carteggio 1634-1636
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 744

   





Dio Dio