E qui finisco di scrivere, ma non d'ammirare et amare i meriti di V. S. Ecc.ma; così non finisco di pregargli lunga vita e buona sanità. Mi perdoni lei del troppo ardire, e mi comandi liberamente, se mi vuol bene.
Roma, il dì 26 Gennaro 1636.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maDevot.mo et Obl.mo Ser.re
Raffaello Magiotti.
3252*.
FULGENZIO MICANZIO a [GALILEO in Firenze].
Venezia, 26 gennaio 1636.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXX, n.° 125. - Autografa la sottoscrizione.
Molto Ill.re et Eccell.mo Sig.r, Sig.re Col.mo
Mi capita, con la gratissima lettera di V. S. molto Ill.re et Eccell.ma d'i 18, il vetro, del quale le rendo affettuosissime gratie, e resto con quella obligatione che non saprei esprimere a chi ha degnato farmi sì grand'honore di non desprezzare un'humilissima devotione di un suo minimo servo. Ho detto il vetro, perchè il cavo, per mia disgratia, si è trovato in due pezzi, giustamente per mezo. Credo però che, senza travagliarne V. S., non sarà difficile il trovarne qui, non so se colla proportione che si ricerca.
Sono nel 4° libro della Rosa Orsina(1201): in così gran faragine non mi par saper cavar altro, se non che nel sole sono le macchie, vere e reali, che sono contigue, che hanno un moto da oriente in occidente, che alcune ritornano le medesime a i suoi periodi, che verso noi sono rilevate o colme; ma tutto questo fu posto anco nelle Lettere al Velsero. Mi pare però che, essendo certo che quotidianamente molte nascono e svaniscono in tutte le parti del disco solare, resti incertissimo se siano le medesime quelle che si dicono ritornare, o pure altre simili; e mi formo un concetto dalle nostre nuvole, che potrebbero fare molto simili apparenze.
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