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      Mi vado disponendo per leggere, se bene, come dico, in mal termine di sanità. Desidero intendere di lei qualche buone nuove, e che mi favorisca di riverire in nome mio la Madre abbadessa di S. Matthia et il Sig. Cesare, che ci facea compagnia, andando a dir messa, con M.a Lucrezia. E con tal fine bacio a V. S. Ecc.ma affettuosamente le mani.
     
      Di Bologna, alli 21 Ottobre 1636.
      Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maDev.mo et Ob.mo Serv.re
      F. Bon.ra Cavalieri.
     
      Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron Col.moIl Sig.r Gal.eo Gal.ei
      Fiorenza.
      Arcetri.
     
     
     
      3381**.
     
      ALESSANDRO NINCI a [GALILEO in Arcetri].
      S. Maria a Campoli, 22 ottobre 1636.
     
      Bibl. Naz. Fir. Appendice ai Mss. Gal., Filza Favaro A, car. 116. - Autografa.
     
      Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio P.ron Col.mo
     
      La lettera di V. S. scrittami li 15 stante mi pervenne lunedì sera, che eramo a li 20, sì che non si maravigli se non m'ha trovato in San Casciano, dove infallibilmente sarei venuto, se bene mi ritrovo sempre le medesime dificultà in partirmi da casa. In risposta gli dico, che se Giulio non manderà le legne cominciando questa settimana, come pur oggi mi dice d'avere stabilito, le manderò io: però V. S. stia con l'animo quieto, e non pensi a farne altro provedimento.
      Quanto alla casa(1533), poichè V. S. non se ne compiace, cercherò di contrattarla con altri, per dargli quella maggiore sodisfazione che io potrò nel restituir gli d. 180 prestati a Giulio medesimo mio cugino: e se bene le mie poche forze non mi permettono il corrispondere prontamente all'obligho de' benefizii così segnalati che V. S. per sua mera benignità s'è degnata di fare alla casa mia, non è già che io non riconosca e professi il debito; poi che se bene i miei parenti sono stati molto arditi in domandargli aiuto, la benignità di V. S. è sempre stata più ampia in concedere di quello che l'audacia loro abbi saputo domandare, et ha mantenuto sempre questo stile uniforme, non ostante che in quest'ultimo avessi molta occasione di variare; il che acresce maggiormente l'obligho, quanto il benefizio è più gratuito.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVI. Carteggio 1634-1636
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 744

   





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