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      Dico questo, perchè io vorrei esser tenuto da lui per manco semplice e più fidato. Così prego V. S. E.ma a comandarmi et amarmi, con augurarli felicissimo questo S.o Natale.
     
      Roma, 9bre la vigilia di S. Andrea 1636.
      Di V. S. molto Ill.e et Ecc.maDevotiss.o et Oblig.mo Ser.re
      Raffaello Magiotti.
     
      Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig. e P.ron mio Col.moIl Sig. Galileo Galilei.
      Fiorenza,
      in Arcetri.
     
     
     
      3397*.
     
      FULGENZIO MICANZIO a GALILEO [in Firenze].
      Venezia, 29 novembre 1636.
     
      Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXX, n.° 139. - Autografa la sottoscrizione.
     
      Molto Ill.re et Eccell.mo Sig.r, Sig.r Col.mo
     
      Ricevo la gratissima lettera di V. S. molto Ill.re et Eccell.ma di 22.
      Ho parlato col Sig.r Labia(1566), il qual mi dice che neanco lui ha nova dell'arrivo della cassa in Fiorenza, colpa de' mali tempi, ma che capitarà sicurissimamente et che in quella a punto sono anco li drappi che manda a suo figliuolo costì, paggio di quelle Altezze Ser.me; et è inviata ad un speciale, di famiglia Turconi, che mi ho scordato il nome.
      La gratia in che mi ha posto V. S. appresso l'Eccell.mo Matthematico di Pisa(1567) è de i favori che io ricevo dal mio dilettissimo Sig.r Galileo, e la stimo singolarmente. Ma vorrei che fosse con qualche occasione di servire quel Signore, tanto meritevole di ogni honore; e li offerisco con tutto l'affetto il mio ossequio per tutta la mia vita.
      Al mantenimento della sanità può V. S. applicar il non scrivere, che veramente è gran pregiudicio dell'età senile. Ma se debbo giudicare gli altri da me, il non attendere a speculationi, a chi vi è nato, è impossibile; et a dir il vero, benchè siano più di 40 anni che tralasciai quei primi rudimenti delle mathematiche, che furono pochissimi e debolissimi, non ho in questa età, massime nelle vigilie della notte, cosa che mi trattenga più che li capricii di quelle scientie, e me ne vado per l'infinito per gl'intermondii con supremo diletto, fin che poi il sonno mi occupa: et se il cervello de i nostri Aristarchi vuole inchiodare la terra, la mia chimera la fa volare e fare de' bellissimi giri cogl'altri corpi mondani; e non posso esprimere il sollievo che mi arrecano da' pensieri noiosi queste fantasie.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVI. Carteggio 1634-1636
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 744

   





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