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      Le sue amorevolissime lettere e dimostrationi mi confondono: accetti per hora la mia infinita gratitudine nel silentio. Scriverò in oltre per l'altra occasione qualche avviso delle cigne etc. e di altro, come ella mi comanda. Fo humilissima reverenza a V. S., e con devotissimo affetto le bacio le mani.
     
      Pisa, 21 Gen. 1636(6).
      Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maDevotiss.o et Oblig.mo S.re
      Dino Peri.
     
     
     
      3416**.
     
      ASCANIO PICCOLOMINI a ....
      Siena, 22 gennaio 1637.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIV, car. 74. - Copia di mano del secolo XVIII.
     
      Ill.mo Sig.r mio Oss.mo
     
      Scarsamente posso sodisfare al desiderio e comandamento di V. S. in materia di quei fragmenti de' Dialogi del Sig.r Galileo, perchè, se bene è vero ch'egli la maggior parte li distendesse qui in casa mia, sopra de' particolari che V. S. accenna non ne lasciò nè a me nè ad altri copia nessuna. Posso ben brevemente raccontarle quel che succedette e si discorse del fondere delle campane, e per conseguenza dell'esperienza del mercurio. Dovevasi rigettare la campana grossa di questa Torre; e fattane la forma, mentre vi si fece correre il metallo strutto, non venne a bene, essendosi tutto sparso sott'il fondo della forma. Se ne speculò la cagione, ed il Sig.r Galileo resolutamente disse che non poteva esser stato altro che il peso del metallo, che si fosse levato la detta forma in capo. Per ciò dimostrare con l'esperienza, fece venire in casa una forma di legno da cappello, e votatala a torno, la riempì tutta di migliarole: prese poi un orinale di vetro, che la coprisse, lasciando tra il vetro e legno una distanza della grossezza d'una piastra; e ciò fatto, per un buco che haveva per di sopra il vetro, cominciò ad infondervi dell'argento vivo, e disse che tantosto che l'argento vivo si fosse alzato fino all'altezza da lui dimostrata nelle Galleggianti, che senz'altro con sì poco peso si sarebbe levato in capo la forma con le migliarole, che venti volte più pesavano dell'argento vivo: e l'effetto riuscì giusto a capello; onde concluse che per assicurar la fusione della campana era necessario di ben legare e fermar la forma con il terreno sopra la terra dove posava: e così la seconda volta il getto venne benissimo.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVII. Carteggio 1637-1638
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 584

   





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