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      Mi rispose poi, che S. A. haveva detto ch'io non mi pigliassi altro pensiero, che sapeva quel che haveva da fare, e che immediatamente mandò a chiamar Tordo(51), il qual Tordo io non ho poi mai potuto ripulire(52): però non so altro, ma m'immagino che a quest'hora dovrà essere stato presentato a V. S. quanto ella desidera(53), o pochissimo possa esser l'indugio.
      La nuova dell'indispositione dell'occhio destro di V. S. m'ha travagliato assai, ma ho preso da due giorni in qua consolatione e per me e per lei: sono stato male cinque o sei giorni d'un occhio io ancora, ma dell'occhio sinistro; non so che stella ci favorisca in coppia de' suoi non buoni influssi; ma adesso vo guarendo e son libero quasi del tutto: però spero che anco V. S. sarà libera dal male. Vanno delle scese attorno; a chi travagliano gli occhi, a chi i denti, e a chi le fauci; ma presto si risanano.
      Di quelle sfere(54) fuggitive haverei caro di sapere a un di presso la spesa, per sapere se a tutt'a due o a una potessi arrivare un povero o più poveri insieme, già che un ricco non mi ci parve gran cosa volonteroso. Favoriscami, di gratia, V. S. di informarsi, se è possibile, interamente, e se tal mercanzia facessi pericolare una persona privata dell'unghie velenose dell'asinità, tanto cresciute e tanto lunghe che longae regum manus non ci son più per niente.
      Di qua non ho cosa di nuovo; però finisco, facendo a V. S. humilissima reverenza, mentre con devoto affetto le bacio le mani.
     
      Pisa, 11 Febb. 1636(55).
      Di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVII. Carteggio 1637-1638
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 584

   





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