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      Per la Edizione Nazionale delle Opere di Galileo Galilei ecc. Esposizione e Disegno di ANTONIO FAVARO, Firenze, tip. di G. Barbèra, 1888, pag. 9-10), notiamo appiè di pagina le due aggiunte, pensando che GALILEO stesso potrebbe averle dettate, perchè fossero introdotte nelle copie successive della lettera.
     
      Ill.mo Sig.r e mio P.ron Col.mo
     
      Se io non havessi, Ill.mo Sig.re, per mille altri riscontri certezza del candido e sincero affetto suo verso di me, potrei star in dubbio se l'instanza che ella mi fa del non tener più celata certa mia, nuovamente scoperta, osservazione nella luna, derivasse (come ella mi scrive) da zelo e timore che ella habbia che le novità da me scoperte non mi venghino da altri usurpate, nel modo che di alcune mi è accaduto, o pure se il consiglio suo tendesse al mantenermi integri gli odii di moltissimi, concitatimi dalle tante novità scoperte da me nella natura e nelle scienze, per i quali odii io mi ritrovo in stato di non lieve calamità: ma perchè io sono più che sicuro della sua affezzione, voglio più presto, col comunicarle ciò che ella ricerca, mostrarmeli obediente servitore, che, col supprimere tal novità, troncar la strada all'augumento di nuove indignazioni. Procurerò dunque di esplicar, più chiaramente e succintamente ch'io posso, questo che nuovamente ho osservato nella luna; con protestarmi prima a V. S. Ill.ma che gli accidenti da me in quella osservati sono grandi, in quel modo che grandissimi sono anco tutti gli effetti minimi della natura, ma sin ora non ne ho saputo trar gran conseguenze, come trar ne ho potuto di qualche altra osservazione; e non intendo che la mia impotenza deroghi punto a quelle conseguenze che forse altri, con più maturo giudizio e saldo discorso, col tempo ne potrebbero dedurre.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVII. Carteggio 1637-1638
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 584

   





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