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      3709.
     
      FULGENZIO MICANZIO a GALILEO [in Firenze].
      Venezia, 20 marzo 1638.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIII, car. 92. - Autografa.
     
      Molt'Ill.re et Ecc.mo Sig.r Col.mo
     
      Habbiamo perso con mio estremo dolore il nostro Aproino d'una pleuritide da lui stimata flato, per discuter il quale con vini potenti, ha fatta l'infiamatione mortale: sia in Cielo.
      Mi struggo con questo benedetto violino(754): ogni dì mi si mostrano le lettere, che per far cosa perfetta ha convenuto lasciar passar il freddo, che fra due giorni sarà in ordine, e mai si finisse. V. S. si assicuri che non lascio importunità.
      Non ho potuto in questo principio di luna far osservatione su l'acqua, perchè sono stato indisposto; et ho pensiero farla un'intiera lunatione di tutto il sommo et imo di tutti li giorni. Ho misurato qui nel canale vicino al Convento dalla 23a sino al fine della luna: restava il secco, che non vi era d'acqua più che un quarto di brazo et una quarta d'esso quarto, non variando di un dito, et l'alzamento sommo un brazzo, una quarta e meza, sì che l'acrescimento non è più che un brazzio et un 8° di esso.
      Saria di parere di far stampare la lettera di V. S. all'Ill.mo Comissario Antonino delli moti lunari(755); ma ne desidero il suo parere, che anco questo non servisse alla malignità.
      Il discorso De insidentibus etc. l'ho prestato al nostro ingegniero(756), che è a Padova: lo rihaverò; ma como privarmene, come anco del Saggiatore, se ho giurato più tosto restar senza alcun libro che privarmi delli suoi, che sono la mia ricreatione e li godo continuamente?


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVII. Carteggio 1637-1638
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 584

   





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