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      Trullo, il quale, veduto che ebbe il paziente, con gran franchezza e risoluzione prese un ago, e pungendo in diverse parti quell'intestina, scappando via quel flato rinchiuso, subito sgonfiarono, e facilissimamente furono nel ventre del ferito rimesse; e chiusa la piaga e dopo, conforme all'arte curata, l'infermo si ridusse nella pristina sanità.
      Il caso fu bello, ed il rimedio facilissimo ed intelligibile; ma io rimasi da una difficoltà sopraggiunto, la quale mi ha dato che pensare assai a questo fatto: poi che alcuni giorni sono discorrendo col medesimo Sig.r Trullo di questa cura, egli mi disse che sempre in simili ferite coll'uscita dell'intestina seguiva l'istesso accidente del rigonfiarsi, e di più che sempre il ferito veniva da crudelissimi dolori tormentato. In questo mi sovvenne un'esperienza fattami vedere già più di trentacinque anni sono dal nostro Sig.r Galileo, la quale fu, che presa una caraffella di vetro di grandezza di un piccol uovo di gallina, col collo lungo due palmi in circa, e sottile quanto un gambo di pianta di grano, e riscaldata bene colle palme delle mani la detta caraffella, e poi rivoltando la bocca di essa in vaso sottoposto, nel quale era un poco di acqua, lasciando libera dal calor delle mani la caraffella, subito l'acqua cominciò a salire nel collo, e sormontò sopra il livello dell'acqua del vaso più d'un palmo; del quale effetto poi il medesimo Sig.r Galileo si era servito per fabbricare un istrumento da esaminare i gradi del caldo e del freddo.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVII. Carteggio 1637-1638
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 584

   





Trullo