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      Sono in controversia, apunto in materia del moto, con un Auditore qua del Palazzo(69); il quale con spirito straordinario, non ostante le sue molte occupationi, ha inventato e fatto fare una machina per condurre pesi: per intelligenza della quale s'imagini V. S. una bote che vadia ruzzolando per terra, havendo dentro il peso e talmente stivata che non vi rimanghi spatio vuoto; et essa machina ne ha duo di queste, che vanno ruzzolando per terra, tirate dal centro, dove i poleghi si rivolgono dentro ai lati di un telaro etc. Hora, stima esso di fare grande acquisto nella facilità di movere il peso, poichè quello non aggrava su i poleghi delle ruote, come nelle carette, carri e carrozze, ma posa in terra. Questa machina ci ha dato occasione di discorrere, e massime intorno alla resistenza che può fare lo stropicciamento; e perchè tra le cose che questo Signore crede una è, che mosso un peso in un piano orizontale, vi voglia la metà della forza che vi vuole ad alzarlo perpendicolarmente all'orizonte, io ho detto che sospetto assai della verità di questo, parendomi che non vi voglia alcuna forza per tirarlo orizontalmente, mentre il piano è veramente piano, poichè il grave non si alza, al che repugnaria la gravità, nè ha alcuno impedimento esterno, poichè vi è solo un semplice contatto, sì che non urta in cosa che impedisca il moto. Hora esso mi concede questo della sfera o cerchio, mosso per volutatione; ma di un corpo come un dado, che striscia o tocca in parte della sua superficie, dice volervi la metà della forza che lo tirarebbe su a perpendicolo.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





Auditore Palazzo