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      Questi mi dissero che godeva la compagnia di V. S. il sudetto Padre: adonque esso ancora č ingegno confacevole con il Sig.r Galileo, per il qual rispetto io vorrei esser buono a prestarli qualche ossequio.
      Qui non si parla pių nč di scuoprimenti nč di occhiali nč di cosa alcuna, cosa invero strana et come li Gesuiti in cose tanto nuove habbino persa la favella. Perchč non corrispondono gl'occhi del corpo a quelli della mente di V. S., che a quest'hora havressimo infallibilmente discorsi che ci farebbono conoscere che li caratteri di questo libro dell'universo agl'altri sono zifre non intelligibili, ma a V. S. pių che intelligibili? Io prego il Signore continuamente che le doni o meglioramento o patienza, come dalla sua gran virtų et dall'eccellente cognitione delle cose humane et divine da lei si puō promettere chi la conosce. Io vivo con lei con la memoria continua et col desiderio che mi reputi, come veramente le sono, cordialissimo servitore; et con tal fine le bacio le mani.
     
      Venetia, li 9 Aprile 1639.
      Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maDevotiss.o S.or
      F. Fulgentio.
     
      Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.re, Sig.r Col.moIl Sig.r Galileo Galilei.
      Fiorenza.
     
     
     
      3861.
     
      FAMIANO MICHELINI a [GALILEO in Arcetri].
      Siena, 10 aprile 1639.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XII, car. 116. - Autografa.
     
      Pax Christi.
     
      Molto Ill. et Ecc.mo S.r e P.ron in Christo Col.mo
     
      Il partirmi da V. S. molto Ill. et Ecc.ma insalutato hospite, come si suol dire, molte ne sono state le cagioni. Prima, il non voler io abusare la sua troppa gentilezza, che non harebbe comportato il lasciarmi partire per molto tempo, mentre il Ser.mo Principe Leopoldo mio Signore mi haveva mandato da lei per alcuni giorni; 2a, il non essermi parso ben fatto il valermi con troppa larghezza delle grazie fattemi dal Ser.mo Padrone, sapendo io massime l'eccessivo desiderio che S. A. ha di studiar sempre pių e pių; 3a, il considerare che la mia rozza conversazione non poteva se non cagionarle tedio e impedimenti alle sue contemplazioni e indisposizioni: oltre che l'esser restati d'accordo d'aspettare il P. Clemente(79) sino al principio del giorno mi parve sufficiente licenza, benchč stiracchiata, massime havendo io aspettato fino a due hore di sole, non essendomi parso buona creanza nč caritā destarla, se non per altro almanco per esser ella andata la sera a letto con gravissimi dolori di corpo.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





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