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      E così gionto alla bocca dell'emissario del lago, ritrovai che il livello della superficie del lago era abbassato cinque palmi romani in circa dalla solita sua altezza, in modo che restava più basso della solia dell'imboccatura dell'emissario quanto è lunga la seguente linea [vedi figura 3888a.gif]; e però non usciva dal lago punto d'acqua, con grandissimo incommodo di tutti i paesi e castelli circonvicini, per rispetto che l'acqua solita di uscire dal lago fa macinare 22 mole di molini, le quali non macinando necessitavano tutti gli habitatori di quei contorni a caminare lontano una giornata e più per macinare al Tevere. Ritornato che fui in Perugia, seguì una pioggia non molto grossa, ma continovata assai ed uniforme, quale durò per ispazio di otto hore in circa; e mi venne in pensiero di volere essaminare, stando in Perugia, quanto con quella pioggia poteva essere cresciuto il lago e rialzato, supponendo (come haveva assai del probabile) che la pioggia fosse universale sopra tutto il lago, ed uniforme a quella che cadeva in Perugia: e così preso un vaso di vetro, di forma cilindrica, alto un palmo in circa e largo mezzo palmo, ed havendogli infusa un poco d'acqua, tanta che coprisse il fondo del vaso, notai diligentemente il segno dell'altezza dell'acqua del vaso, e poi l'esposi all'aria aperta a ricevere l'acqua della pioggia, che ci cascava dentro, e lo lasciai stare per ispazio d'un'hora; ed havendo osservato che nel detto tempo l'acqua si era alzata nel vaso quanto la seguente linea [vedi figura 3888b.gif], considerai che se io havessi esposti alla medesima pioggia altri simili ed eguali vasi, in ciascheduno di essi si sarebbe rialzata l'acqua secondo la medesima misura: e per tanto conclusi, che ancora in tutta l'ampiezza del lago era necessario che l'acqua si fosse rialzata nello spazio d'un'hora la medesima misura.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





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