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      Ferreum robur et aes illi triplez circa pectus, fu detto di chi prima ardì solcare l'immensità del mare et ingolfarsi nell'oceano; ma credo che ciò più ragionevolmente si possi dire di V. S. Ecc.ma, che con la scorta della buona geometria e con la tramontana del suo altissimo ingegno ha potuto felicemente navigare l'immenso oceano de gl'indivisibili, de' vacui, de gl'infiniti, della luce e di mill'altre cose ardue e peregrine, ciascuna delle quali è bastante a fare naufragare qual si voglia per grande ingegno che sia. Oh quanto li sarà tenuto il mondo, che gli havrà ispianato la strada a cose così nuove e così delicate! quanto i filosofi, che impararanno quale è la vera via del filosofare! Et io insieme gli dovrò tenere non puoco obligo, mentre gli indivisibili della mia Geometria(119) verranno dalla nobiltà e chiarezza de' suoi indivisibili indivisibilmente illustrati. Io non ardii di dire che il continuo fosse composto di quelli, ma mostrai bene che fra continui non vi era altra proportione che della congerie de gl'indivisibili (presi però equidistanti, se parliamo delle linee rette e delle superficie piane, particolari indivisibili da me considerati); il che mi metteva veramente in sospetto, che quello che ha finalmente pronuntiato, potesse esser vero. S'io havessi havuto tanto ardire, l'havrei pregata a non tralasciarne questa confermatione, se non per la verità di essa conclusione, almeno acciò altri più attentamente havessero fatto riflessione a questa mia nuova maniera di misurare i continui.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





Geometria