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      Io in vero ho giudicato che l'esperienze si debbano por per principii delle scienze, quando son sicure, e che dalle cose note per lo senso sia parte della scienza condurci in cognitione delle igniote. Non ricuso però in questo ciò che V. S. mi promette di questo particolare trattarmene un'altra volta, come anche io penso di raggionarne compitamente in un trattatello che col tempo penso di publicare in materia di loica, e mostrare come la scienza non opera altro in noi, e che il cercar le cause spetta ad un altro habito, detto sapienza, come ho accennato nella prefattione del libro de' Moti, e sì come i principii delle scienze sogliono essere deffinitioni, assiomi e petitioni, che queste nelle cose naturali siano per lo più esperienze, e sopra tali son fondate l'astronomia, la musica, la meccanica, la prospetiva e tutte le altre.
      Rispetto alla propositione che io cittai nel suo trattato di Meccanica, di cui V. S. non ha memoria, la priego ramemorarsi che altre volte, non so in qual occasione, io le dissi che non ero sodisfatto di ciò che scrive il Guido Baldo della vite(122), fondato su l'ottava dell'ottavo di Papo, se ben mi raccordo, e che di questa materia ne scriveva bene il Vieta in un manuscritto di meccanica, che per tale mi haveva mandato da Napoli il S.r Gio. Batta Aijrolo; e perchè V. S. mi scrisse che io le mandassi tal propositione, come feci, V. S. replicò che tal propositione et opera era sua, e perciò l'ho sempre tenuta e tengo per sua, tanto più che così mi pare e dal suo stile e dalla sua solita sottilità e chiarezza: nel fine del qual trattato vi è un discorso molto bello della forza della percossa(123), che credo sia quello di cui fa mentione e in questi suoi Dialoghi e nella lettera che mi scrive.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





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