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      E qui humilmente inchinandomi le bacio la veste, e le prego da Dio il colmo di felicità.
     
      D'Arcetri, li 13 di Marzo 1639(393).
      Dell'Altezza V. Ser.ma
     
     
      [vedi figura 3982.gif]
     
     
     
      3983**.
     
      [DANIELE SPINOLA a GALILEO in Arcetri].
      [Genova, marzo 1640].
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. III, T. VII, 1, car. 170-171. - Autografa.
     
      Molto Ill.re ed Ecc.mo Sig.r mio Oss.mo
     
      S'io sapessi tanto ringraziar V. S. quanto ella mi favorisce, e s'io fossi tanto atto a dirle il parer mio intorno a quello che scrive il Sig.r Fortunio Liceti al cap. 50 del suo Liteosforo(394) quanto V. S. mi onora col richiederlomi per mezzo del P. D. Vincenzo Renieri, io soddisfarei in qualche picciola parte colle parole a quel tanto di che io me le conservo debitore. Ma già che non posso giunger di molto a renderle le grazie dovute, m'ingegnerò almeno di dirle quella oppinion mia ch'ella mostra di voler sentire, avvegna che io m'assicuri di non esser in ciò punto dissimile da quel cieco che volesse disputar de' colori; e, se non ad altro, servirà, spero, questa in parte a farmi sapere (non accertando io il punto, come dubito, mercè del mio poco intendimento) in che maniera debbo rispondere a chi vuol sostenere l'oppinione del Sig.r Liceti: il quale, a dir ciò ch'io ne sento, ho paura che non habbia fatto quel concetto che fo io della dottrina di V. S. intorno al lume riflesso dalla terra alla luna; et a parlar fuor de' denti, o egli non l'ha intesa, o io non intendo lui.
      Parmi che egli capisca che quel lume secondario della luna, se le vien dalla terra, debba venir accresciuto e sminuito dalla minore e maggior lontananza che tiene da essa.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





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