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      Io, Ill.mo Signore, quanto più dicessi, più mi soverrebbono cose da dire; ma l'abbozarle solamente, senza venire a gl'esami particulari di passo in passo, nè potrebbe dare sodisfazione a me medesimo e molto meno a V. S. Ill.ma; oltre che già vede ella che in questo poco che ho detto, niente ci è che non sia notissimo a chiunque pure una volta abbia letto tali autori. Per venire a capo di una simile impresa, bisognerebbe sentire i contradittori in voce, o se pure in scrittura, proporre a lungo da una parte e leggere le risposte dell'altra, e di nuovo replicare, et andarsene, per modo di dire, in infinito; impresa per me, cioè per lo stato mio, impossibile. La prego ad accettare non dirò questo poco che scrivo, che so bene che non è di prezo alcuno; ma quello che io desidero da V. S. Ill.ma è che ella mi perdoni e scusi il mio lungo silenzio, sì che non mi progiudichi punto nella sua buona grazia, nella quale con caldo affetto mi raccomando, mentre reverente gli bacio le mani e gli prego da Dio intera felicità, e gli raccomando l'alligata per il buon ricapito.
     
      Di Arcetri, li 19 Maggio 1640.
      Di V. S. Ill.maDevotiss.mo e Oblig.mo Se.re
      Galileo Galilei.
     
     
     
      4009**.
     
      ASCANIO PICCOLOMINI a GALILEO [in Arcetri].
      Siena, 22 maggio 1640.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIII, car. 200. - Autografa la sottoscrizione.
     
      Molto Ill.re Sig.r mio Oss.mo
     
      Diedi subito ricapito alla di V. S. per il P. Francesco(455); e, coll'occasione delle buone nuove della salute di lei, entrato in discorso con S. A.(456) e della scrittura fatta e di quel più che V. S. andava distendendo, scorsi che S. A. non giudicava il Liceti per suggetto meritevole da divertire l'ingegno di V. S. da i parti incominciati di più gloriosa sostanza.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





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