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      Ma vana, Ser.mo Principe, mi è riuscita anco questa seconda speranza; anzi sentendomi tutta via indebolir le forze e gettandomi al miserabile, ricorro all'inesausto tesoro della sua clemenza, supplicandola che voglia appagarsi di quello che non potendo con l'effetto renderle, resti servita di ricevere dall'affetto mio purissimo e devotissimo. E poichè ella si appaga di discorsi e di parole, starò attendendo la sua venuta a Firenze, e di lì le sue domande del mio sentimento sopra le proposizioni che accenna di riservarmi; e tra tanto nutrendo di speranza il mio desiderio di servirla et obedirla, starò pensando se qualche cosa potesse di nuovo cadermi nella fantasia, che fosse degna delle orecchie(463) dell'A. V. Ser.ma Alla quale humilmente inchinandomi, bacio la veste e prego da Dio il colmo di felicità.
     
      D'Arcetri, li 25 Maggio 1640.
      Dell'Altezza Vostra Ser.ma
     
      Humilissi.mo et Devoti.mo Servo
      Galileo Galilei.
     
     
     
      4012*.
     
      VINCENZO RENIERI a [GALILEO in Arcetri].
      Genova, 25 maggio 1640.
     
      Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXXVI, n.° 124. - Autografa.
     
      Molt'Ill.re et Ecc.mo mio Sig.r e P.ron Col.mo
     
      S'io sapessi così indovinarmi il bene, come il male lo preveggo cento miglia da lungi, buon per me. Dissi già a V. S. Ecc.ma che io dubitava che i libri andassero in mano dell'amico delle cene spirituali(464); e tanto a punto è succeduto, perchè a lui ne hanno fatto offerta, ed egli li ha acettati: nè in ciò sento io altro disgusto, se non ch'io credeva bene, per la mia debolezza, d'esser in poco credito appresso il padrone di que' libri, ma non già in così vile, che s'havesse da offrir ad altri, che non chiedeva, quello ch'io faceva instanza d'ottenere.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





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