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      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIII, car. 202. - Autografa.
     
      Molto Ill.re et Ecc.mo S.r e P.ron Col.mo
     
      Ho ricevuto puoco fa la sua gratissima con l'inclusa al S.r Liceti, quale subito invio a Padova, conforme al suo ordine. Letto ch'io hebbi il discorso di V. S. Ecc.ma(473), capitò da me un nipote dell'Em.mo S.r Card.le Sachetti(474), suo partialissimo, che è il Sig.r Giulio....(475) da Urbino; onde bisognò, intendendo di detto discorso, ch'io gliene facessi parte, e per anco non mi sono abboccato seco. Hebbi gusto singolare del detto discorso, vedendo con quanto bella maniera ella riveda i conti a questo filosofo. Io mi ricordo che anch'io gli opposi che il lume secondario della luna era maggiore del terrestre nel plenilunio, et altre cose, nelle quali mi sono incontrato con le risposte di V. S. Ecc.ma, benchè non le havessi così bene digerite. Mi è ben giunta nuova la ragione del vedersi ne' totali ecclissi lunari essa luna talvolta, e talvolta no; poichè io credevo prima, che sempre si vedesse, come più volte ho esperimentato, e che quel tenue lume fosse cagionato dai raggi del sole refratti nell'atmosfera terrestre. Ma essendo vero che talvolta resti invisibile la luna, conosco che di tale effetto non può essere cagione tale refrattione, che sempre è, o almeno tale lume deve restare insensibile; e perciò resta che siano veramente cagioni di tal lume Venere, Giove et il Cane principalmente, trovandosi dalla banda del sole: e se bene, considerato il lume che viene a noi in terra da questi tre corpi luminosi, egli pare molto tenue, nondimeno comprendo che nel campo oscuro del cielo deve fare qualche comparsa e distinguerci, se bene oscuramente, il disco lunare.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





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