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      non è riprodotto nel De secundo-quaesitis, perchè non attinente all'argomento di cui ivi tratta il LICETI, il quale perciò alle parole
      Il libro suo De cometis et novis astris" soggiunge: "etc.: et post multa, propositum aliud attingentis, denique subdit", e continua con le parole "Quanto al mio pensiero". Abbiamo riportato questo brano dalla lettera del LICETI stesso del 6 luglio 1640, che ve lo inserisce: cfr. n.° 4029.
     
      Al molto Ill. et Eccell. Sig. mio Oss.
      Il Sig. Fortunio Liceti.
      Padova.
     
      Si è finalmente ritrovato, appresso il rispondente del Landi, condottiere di Bologna, il libro(496) del quale V. S. molto Ill. et Eccell. mi onora col mandarmelo. Mandai subito a farlo legare, ma per ancora non l'ho rihavuto. Me lo farò leggere, con speranza di esser in breve ora per intender quello in che pensando molte e molte centinaie d'ore non mi è succeduto di poter restar capace; parlo della essenza della luce, di che sono stato sempre in tenebre; e reputerò a mia somma ventura quando, sendo fatto capace che cosa sia il fuoco et il lume, potrò intender in qual modo in un pugnello di polvere d'artiglieria(497), fredda e nera, si contenghino rinchiuse venti botti di fuoco e molti millioni di lume; oltre all'essere in quei minuti grani rinchiusi e ritenuti fermi una, per così dire, grandissima quantità di piccolissimi archetti, li quali, scoccando poi, portino una mirabile forza e velocità. Qui non vorrei che mi fusse detto che io non mi quietassi su la verità del fatto, poichè così mi mostra succedere la esperienza; la quale potrei dire che in tutti gli effetti di natura, a me ammirandi, mi assicura dello an sit(498), ma guadagno nissuno mi arreca del quomodo.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





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