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      Ma voglio ben qui soggiugnere a V. S. (e qua potrei addurli molti testimonii) che, parlando della persona sua, non ho taciuta l'ammirazione che tengo in me e che sempre ho tenuta del sommo suo sapere, il quale mi pare che basti a superare le dottrine e cognizioni di dieci altri de i più eruditi huomini del nostro secolo; e se non che ella si è compiacciuta di notare et emendare molte delle mie oppinioni, le quali io tengo per verissime, già mai non mi sarei indotto a parlare de i suoi scritti se non con le debite, cioè con le eccessive, lodi; e sempre terrò l'istesso tenore, ancorchè la mia gravissima età et infelice stato siano per permettermi di parlar poco e forse di scrivere niente.
      V. S. Eccel.ma si duole di mie punture, cioè che io habbia(553) in due luoghi di quella mia scrittura troppo liberamente parlato, dicendo che io habbia scritto quello di che veramente ho io scritto il contrario; nè può da lei esser dissimulato questo, poi che ella medesima registra le mie proprie parole nel capitolo precedente al L°, nel quale ella scrive il contrario. Io, Eccel.mo Signore, haverei delli altri luoghi da mostrarli come ella registra per mie oppinioni tali, che mai da me non sono state scritte nè tenute; e pure, per non partirmi di quello che haviamo per le mani, mi sono maravigliato che ella per cosa accennata dal filosofo Lagalla mi attribuisca che io habbia tenuto il lume essere cosa materiale e corporea, mentre che ella medesima legge nell'istesso autore(554) che io mi era sempre tenuto tanto inhabile a poter penetrare che cosa sia il lume, che mi sarei esibito a star in carcere in pane e acqua tutta la mia vita, purchè io fussi stato assicurato di conseguire una da me tanto disperata cognizione.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





S. Eccel Eccel Lagalla