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      Se in alcuna cosa soda prendo diletto, è nel riandare quelle di V. S. Ecc.ma(790); et a dirli il vero, m'hanno così affetto il gusto, che in altri pochi trovo trattenimento. Passiamo questo ressiduo al meglio che si può, e dove già il corpo faceva l'animo vivace, adesso l'animo renda il corpo patiente.
      Aspetto occasione di qualcheduno di questi predicatori per transmetterli la sua pensioncella, et ho scritto all'Arisi che è passato l'altro termine della Madonna di Marzo: non so quello che rissolverà; ma la penuria del danaro in tutte quelle parti è tanto grande, che non si potrebbe esprimere.
      Se le aggionte di V. S. al discorso del candore della luna hanno cose nove (ma quando non sono nove le cose che vengono da lei?), la prego con opportunità farmene parte, perchè l'aspettare di vederle nel libro che scriverà l'Ecc.mo Liceti è cosa penosa; e poi non è così facile il leggere una compositione di quel gran filosofo, perchè riempie di tante cose le sue opere, che il lettore intento, come son io, a vedervi quello che fa al caso, facilmente trabocha in impacienza; imperochè son sicuro che dal fecondissimo ingegno di quel grand'huomo, oltre quello che farà al proposito del candore della luna, haverà tanta dottrina omnigenea, che sarà la minor parte quella alla quale io haverò l'appetito.
      Dio N. Signore le conceda o la sanità, o forza di tollerar l'infermità; e le bacio le mani.
     
      Ven.a, li 6 Ap. 1641.
      Di V. S. molto Ill.re et Ecc.(791)
      Dev.mo Ser.
      F. Fulg.o
     
      Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r, Sig.r Col.mo


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVIII. Carteggio 1639-1642
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 850

   





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