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      Ma se è untuosa, per essa non si unisce il componimento, e quando pur si unisca, non si attacca alle materie, onde il muro non ha legamento, nè saldezza, poichè la calcina così composta non s'impietrisce, nè si converte in tartaro. E l'acque de' bagni non debbono esser tenute per buone, perchè o possono esser cagione di troppo disseccamento, odi manifesta corrosione. O finalmente gli errori degli Architetti si trovano nell'uso dei legnami, cioè, quando si prendono per far palchi, soffitte, lastrichi, tetti, travature semplici, ed armate, di legnami frangibili, pieghevoli, e che facilmente marciscono, come sono le travi d'oppio, di gattaro, o di qualunque altra ragione di legname bianco. E l'olmo, benchè sia legno forte, nondimeno facilmente si piega, se non è stato tagliato di molto tempo, perchè indugia molto a seccarsi. Si fa dunque notabile errore adoperando tali materie, senza alcuna considerazione, come a non rigettare i legnami mal tenuti, cioè allo scoperto, all'acque, ai venti, ai ghiacci, e ai Soli, onde o si marciscano, o si cuocano, di maniera che posti in opera, e aggravati dal peso si troncano. Si erra spesse volte nelle lunghezze, e nelle grossezze, cioè, quando si prendono gli arcali, o le travi troppo lunghe, o troppo sottili; poichè o si piegano, o si rompono, non potendo sostenere il peso; e quando si adoprano travi di legnami troppo grossi, come di querce, di leccio, o d'altra ragione; poichè quelli, che sono di questa natura, aggravano troppo le muraglie, sicchè calando si aprono, e minacciano rovina.


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Trattato sopra gli errori degli architetti
di Teofilo Gallaccini
1767 pagine 124

   





Architetti