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      Adunque, per non errare, dee ogni Architetto essere informato di tutte le specie di terreni. Però diciamo, che il terreno, ove si ha da fabbricare, o è per tutto ugualmente sodo, e questo è ottimo per farvi i fondamenti, che è di più ragioni; poichè altro è così duro, che appena si può tagliare col ferro, ed è una specie di tufo la migliore di tutte: altro non è così sodo; ma tutta via resiste ottimamente al peso: od è un terreno, che nereggia; e questo è buono per fondamenti, mentre è più arido: od è un altro, che biancheggia; e questo è più debole; onde potendosi fuggire, sarebbe errore il fabbricarvi; poichè in esso le fabbriche non possono avere buono, e perpetuo fondamento, qualora non vi si supplisca coll'arte, cioè, facendo i fondamenti molto più grossi e fortificandogli intorno con contrafforti, o con speroni, o con barbacani; ovvero almeno fortificandogli verso la parte, che inclina: ed altro è un terreno tutto creta, o cretoso, e questo nei fondamenti è fallace, essendo soggetto all'umido, per cui cede al peso, e si muove, essendo fatto a modo di falde (come si è detto altrove) e fra una falda, e l'altra trovandosi una specie di terra bianca, la quale è di sostanza sottile, grassa, e untuosa, che è una specie di morga, che da Giorgio Agricola si dice essere la più grassa terra, che si trovi; la quale, tosto che sente l'umidità, si fa come un unguento, onde la falda, che le sta sopra, aggravata dal peso, scorre, e calando al basso muta luogo. Il che è cagione, che le fabbriche rovinano, aprendosi; o tutte intiere si muovono insieme col terreno, e mutan luogo, siccome alcune volte hanno fatto i campi, e le intere Città. E perciò è grandissimo errore, non essendo forzati, il fabbricarvi.


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Trattato sopra gli errori degli architetti
di Teofilo Gallaccini
1767 pagine 124

   





Architetto Giorgio Agricola Città