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      3., ove dice, che in nessun luogo non è da fidarsi così subito trovato il bancone, che ricusi il ferro. Perchè questo potrebb'essere in una pianura, ed essere infermo; anzi ancora vi potrebb'essere alcuna concavità, o acqua, o terreno grasso, e instabile, come terra cimelia, o rena, o sabbia. Onde l'Alberti soggiunge d'aver veduto una torre presso a Mestre Castello de' Veneziani, la quale fabbricata, dopo qualche anno, che fu fatta, forato col suo peso il terreno, sopra cui era piantata, sottile, e debole, si sotterrò quasi infino alle merlature. E se avviene, che tutta la fabbrica non si discosti dal terreno, rimanendovi una parte sopra il suo posamento, questa resistendo, e quella calando, cagiona espressa rovina, e lo stesso Autore nel X. Lib. Cap. I dice = Per l'istorie sappiamo, come Bun, ed Elide, l'una da un'apertura della Terra, e l'altra dall'onde furono sommerse. E non è sicuro di non errare chi fa i fondamenti in luoghi paludosi, poichè in essi il terreno è troppo umido, e molto si profonda dal peso delle muraglie. Ma per non errare, bisogna fare le fosse larghe, fortificar le sponde di qua, e di là, con pali, con graticci, con tavole, con alga, o con paglia, o con altro, affinchè l'acqua non penetri, e non scoli, e riempia i cavamenti: che se vi sarà calata l'acqua, si dee tosto cavare, o vi si debbono fare prima le palificate di legnami, che resistano all'umido, e con pali di conveniente lunghezza, e di grossezza posti insieme spessi, e benissimo battuti. Che quando per negligenza, e per avarizia, o per brevità di tempo si facesse il contrario, sarebbe gravissimo errore.


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Trattato sopra gli errori degli architetti
di Teofilo Gallaccini
1767 pagine 124

   





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