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      impietrita, la quale è come tartaro, e fa il medesimo uficio che la calcina nei calcestruzzi, o negli smalti, o di travertino da torre; le cave del quale si vedono insino a Siena, e più lontane. Ed in questo terreno, siccome anche negli altri, non è sempre sicuro il fare i fondamenti: conciossiachè le pietre poco si profondino, onde sotto si trova una specie di terreno rosso, viscoso, e penetrabile, che insieme coll'acqua è la materia prossima delle dette pietre; che da essa si forma con certo sugo, in cui consiste la virtù petrificabile; e se profondano, non sono continuate; perlochè il terreno interposto non è sempre buono per fondamento: ovvero i massi delle pietre stanno sospesi da qualche parte, e sotto ad essi si asconde qualche concavità; talchè essendo soverchiamente aggravati, si rompono, e son cagione di rovina, e specialmente essendo sottili, o per natura non atti a sostentare il peso. E benchè ciò fusse (come si riferisce dall'Alberti nel medesimo luogo) nondimeno l'Architetto, e i suoi Ministri non debbono perdersi d'animo. Imperciocchè egli dice = Cava con buona ventura i fondamenti, finchè tu trovi il terreno sodo; benchè non vi sia regola ferma, poichè la terra per sua natura è composta di doppj filoni, i quali sono di varie maniere, cioè, o sabbionosi, o renosi, o sassosi, sotto ai quali variamente si trova un bancone serrato, spesso, gagliardo, durissimo, e atto a reggere gli Edifizj. E questo è vario; poichè le parti sue infra loro sono molto dissimili, mentre in una parte si trova durissimo, in un'altra è rosso, o nero, o bianco, il quale è il più debole di tutti, siccome si è mostrato avanti.


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Trattato sopra gli errori degli architetti
di Teofilo Gallaccini
1767 pagine 124

   





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