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      Nell'usar le pietre di Genova siamo sicuri di non errare, quando però si prendano le lastre di conveniente grandezza, nè troppo sottili, acciocchè nel congiungerle non si rompano: poichè si sogliono fermare, e legare con chiodi sopra le tavole; nè troppo grosse, affinchè non aggravino soverchio il cuoprimento. Però io giudicherei, che i cuoprimenti fatti di queste pietre fussero i migliori di tutti. Ma chi volesse pure nei cuoprimenti dei tetti usare le tegole di terra cotta, potrebbe imitare gli Antichi, che formavano le tegole congiunte colle docce, cioè la tegola, e la doccia tutta d'un pezzo, acciocchè in tal maniera si leghino bene insieme. E la forma di queste tegole è siccome si vede quì appresso.
     
      [vedi figura23.gif]
     
     
      Quando la spesa non fosse troppo grave, meglio sarebbe il fare i cuoprimenti con tegole di bronzo, le quali farebbero resistenza a tutte le ingiurie del tempo, benchè sottoposte alquanto alla ruggine, che finalmente le consumerebbe, sebbene quelle, che sono sopra i Templi usati di Roma, durino ancor senza aver ricevuto molto detrimento; al che si potrebbe rimediare, stagnandole, ovvero, secondo il costume antico, indorandole; e quando pur ciò non si facesse, ci basterebbe, che fussero di più lunga durata di tutte l'altre. Di questa maniera di tegole erano quelle dei Templi antichi, e specialmente quelle del Tempio di Giove Capitolino, dove erano le tegole di bronzo indorate, con le quali poi per ordine di Papa Florio (siccome racconta Bernardo Gamucci nel primo Libro dell'Antichità di Roma) fu ricoperta la Chiesa di San Pietro, le quali in diversi tempi sono state levate con occasione della nuova fabbrica di detta Chiesa.


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Trattato sopra gli errori degli architetti
di Teofilo Gallaccini
1767 pagine 124

   





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