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      - E se giammai l'avversità amareggiasse l'anima tua, l'amico dividerà teco il suo pane e ti mostrerà gratitudine per averlo preferito nella sventura.
      Tale era Cantoni, figlio prediletto delle Romagne, il volontario Cantoni, volontario e non soldato; egli serviva l'Italia, e solo l'Italia o la causa de' popoli oppressi; egli serviva l'Italia Nazione non i suoi reggitori, più o meno tiranni, più o meno prostituiti allo straniero.
      Finita la guerra, Cantoni tornava alle delizie del suo campo non vasto, ma bastante alla sua esistenza, perchè lo coltivava con energica solerzia, perchè a Cantoni bastavano i frutti del suo sudore per soddisfare i propri bisogni. - "Conformandosi alla propria condizione non si è mai poveri" questa era sentenza che egli aveva imparato dall'onesto suo padre e che giammai non dimenticava.
      Invano, innamorati della bella e marziale figura dell'Achille Italiano, i soldati di mestiere lo avevano accarezzato per attrarlo nella loro confraternita, indorata, grassa, pieghevole col potente e coll'oppresso proterva. Egli aveva rintuzzato la bramosia dei moderni bravi, che per soddisfare i molti loro bisogni furono obbligati di piegare la cervice ed il ginocchio davanti al nuovo e più potente feudalismo, di cui l'Europa altro non è che un appannaggio.
      Il soldato di mestiere ha sacrificato sull'altare del ventre ogni sentimento onesto. Egli non deve, non può aver volontà, chè il padrone pensa e vuole per lui. Il soldato ubbidisce: il cittadino si deve legare, fucilare, sia pure l'amico, il fratello, il padre.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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