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      A queste spaventevoli notizie gli occhi del grasso prelato ruotavano nell'orbite foschi ed infuocati: quasi per istinto appoggiò le due mani sui lati del seggiolone in atto di alzarsi e fuggire, ma sopraffatto dal peso corporeo, si lasciò ricadere, e le polpute sue mani sostaronsi a sostegno della pancia (santuario della negromanzia) alquanto scomposta dall'unico movimento, e vi rimasero come per proteggere quel fetente ricettacolo, ove finalmente vanno ad avvolgersi e seppellirsi, sotto gli auspicii della menzogna, pudore, coscienza e dignità umana! Vedendo Sua Eminenza spaventata l'astuto Gesuita volle profittarne: "E non vi sarebbe modo" diceva il birbante "di sbarazzarsi di tutta questa canaglia, colla volontà e permesso di Dio" (sacrilegio perenne di questi assassini che fanno Dio complice dei loro misfatti?) "Non vi sarebbe, dico, qualche mistura nel cibo da provvedersi? La causa della nostra religione è tanto santa, tanto gradita al Padre Eterno che l'olocausto di alcuni rompicolli sarebbe a lui piacevole." E qui citò in latino un buon numero di passi delle loro favole - ove Dio per fare piacere ad un popolo di vagabondi usurai sacrificava altri popoli innocenti.
      Il prelato, spalancando tanto d'occhi al ritrovato infame del suo perverso collega, raggrinzò le labbra fingendo disapprovazione, ma dagli occhi suoi traspariva certo godimento dell'anima sua da cocodrillo. Al mercenario pure non dispiaceva la gesuitica scoperta, ma per mantenere quella presuntuosa superiorità che la dappocaggine dei discendenti degli Scipioni ha concesso ai mercenari stranieri in questo sventurato paese: "Viva Dio, esclamava, alzandosi dal seggiolone in tutta l'altezza della sua statura al disopra dell'ordinario, - "Viva Dio! le carabine de' miei soldati potranno presto mettere all'ordine questi briganti!


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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