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      Non mancavano però tra i dimostranti buon numero di coloro che vogliono acquistare la riputazione di liberali a poche spese e fatiche, sempre pronti, cioè, a schiamazzare, strombazzare e commettere disordini, ma assenti sempre nell'ora del pericolo sotto l'uno o l'altro pretesto. E disgraziatamente sono moltissimi questi ultimi.
      Una dimostrazione di Ravennati però aveva qualche cosa di più serio, che la generalità di quella sorta di assembramenti.
      Come già abbiamo detto i Ravennati non sono gente con cui si burli a buon mercato. Si distinguevano poi, all'occhio esperimentato, nella folla buon numero di Volontari, non facili a conoscersi da stranieri perchè senza verun distintivo, e con essi quelle bagatelle di Masina, Risso, Ramorino, Franchi, ecc., non mancava neppure il nostro Cantoni, tutta gente più disposta a menar le mani che a far parole. Alle grida di: Viva l'Italia! Viva Pio IX! (era questo il grido dell'epoca, giacchè gl'Italiani avean creduto un prete capace di liberarli!) si aggiungeva: "Non partiranno i Volontari! Vogliamo i Volontari!" Al primo ruggito della tempesta popolare erasi chiuso il portone del palazzo e la guardia straniera stava nell'atrio schierata colle armi cariche pronte a far fuoco.
      Come faremo ora, diceva il grassissimo servo di Dio ai suoi compagni che, benchè meno manifestanti paura, non mancavano d'aver impallidito alle gride del popolo.
      Come faremo noi?" ed i suoi occhi ruotavano senza posa da Latour a Gaudenzio.
      Vostra Eminenza si mostri al balcone, disse l'astuta volpe di sacristia, ed un sogghigno(21) di compiacente disprezzo sfiorava la bocca livida del Sanfedista.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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