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      Ciononostante(25) un brivido mortale lo colse quando i suoi occhi di volpe s'incontrarono collo sguardo scintillante e sarcastico del nostro nerboruto Martino Franchi. Egli rimpicciolì, si rintanò nella sottana ed involontariamente mandò la destra sulla fronte non ben cicatrizzata ancora dal colpo ricevuto a Bologna.
      Franchi sogghignando fissava il Gesuita, e tra sè diceva: "Negromante, mio se non m'inganno, oggi non si tratta di menar bottiglie, e non dispero d'una mano di bastonate, se non ti tocca di peggio;" ed il prete sembrava fra il rumore della folla capire il monologo ed il sogghigno dei Volontario e ne rabbrividiva sino nel fondo dell'anima sua perversa.
      Facendo però di necessità virtù, e non volendo lasciar l'onore al Latour di arringare il popolo, che chi sa cosa poteva succedere col suo accento straniero, il Gaudenzio dunque, riunendo tutte le sue forze oratorie, così incominciava:
      Signori! no, cittadini, volevo dire, (e qui risa e fischi) Sua Eminenza m'incarica di esporvi, che è molto disposto a concedere qualunque cosa richiesta da questa buona e fedele popolazione, ma vi prega per ora di rientrare tranquillamente nella quiete delle vostre abitazioni, che poi tutto si accomoderà alla meglio e conforme al desiderio vostro!
      E qui credendo d'aver fatto un portento d'eloquenza, e vedendo la folla ascoltarlo silenziosa, si rifrancò, e con voce assai più sicura ed energica proseguì: "Sì, cittadini, col permesso di Dio e di Sua Santità S>. Eminenza farà ogni bene, ed ogni vant.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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