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      I mercenari avevano appena ricaricate le loro armi, quando l'onda del popolo li assaliva e si contentava di disarmarli. La foga della corrente si sparse su per le scale, e in un momento tutto il palazzo fu invaso dalla moltitudine.
      Il prelato ebbe la fortuna di cadere nelle mani di Tommaso Risso, valorosissimo ufficiale, ma incapace, come si disse, di offendere una mosca. Il Risso, vedendo il polputo prete in atto supplicante inginocchiato davanti a un'immagine del Cristo, lo protesse e lo difese contro chi voleva manometterlo; Latour fu meno fortunato. Masina e Cantoni avendolo raggiunto nelle vicinanze del balcone ove il Generale s'era mostrato al popolo, lo respinsero verso lo stesso, lo cavalcarono sulla balaustrata e, siccome un sacco d'immondizie, lo scaraventarono in giù colla testa prima. Per fortuna del mercenario il balcone era sostenuto da spranghe di ferro, ed egli, fatto agile dal pericolo della pelle, e potendo abbrancarsi alle stesse, e ad alcune persiane del piano terreno, potè giungere sul pavimento mal concio di contusioni, ma colla pelle salva. Essendo i più furiosi dei dimostranti nel palazzo, Latour ebbe agio così di ritirarsi nella caserma de' suoi soldati.
      Per minute indagini che si facessero nel palazzo, non si potè rinvenire il Gaudenzio. Franchi n'era disperato, ed andava frugando in ogni più recondito angolo, sotto i letti, fra i depositi di carbone e di legna, pestando colle sedie alcuni mucchi di lana da far materassi che si trovavano nelle stanze delle fantesche.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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