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      Cantoni e la sua fedele compagna erano intesi a perseguitare il prete, e questi, sbrigato dalla temuta presenza di Franchi, avea potuto inquisitoriamente vibrare il suo occhio di lince sulla bellissima coppia, indovinando il sesso della nostra eroina, e comprendendola nella cerchia delle sue infernali lucubrazioni.
      In quel momento un agente di polizia papalina, che sin a quel punto aveva temuto d'innoltrarsi nella folla dei vigorosi Ravennati e Volontari, vedendo che l'assembramento era quasi totalmente composto di monelli, s'avanzò tra questi e cominciò a fare il gradasso, mulinando un nodoso bastone.
      Il poliziotto, come generalmente è quella casta di gente destinata all'ordine pubblico, che all'opposto altro non è in generale che il custode della preponderanza e prepotenza della classe privilegiata, il poliziotto dunque alterato dal vino, era un robusto cagnotto, ed avendo riconosciuto l'efficacia delle sue ammonizioni nella giovine brigata, vi prese gusto, s'entusiasmò ed alquanti suoi colpi offesero alcuni dei ragazzi. Uno di quelli villanamente vibrato sulla testa d'Ida, col rovesciarla al suolo fuor di sensi fece accorto il Cantoni del pericolo della sua gente e della villania poliziesca.
      Egli a nulla più pensò, nulla più vide senonchè il suo giovine amico a terra ed il quasi trionfante e gonfio delle proprie gesta pettoruto, bravo del Sanfedismo. Una nube di sdegno e di risentimento abbagliò i suoi occhi, e colla velocità del fulmine volò sull'insolente, lo colpì con un pugno nel volto, che lo mandò gamba all'aria, s'impossessò della clava e dopo avere amministrato alcune busse al caduto, la infranse, e ne scagliò i rottami sull'indicente quasi cadavere.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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