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      Dunque un fucile, e gli avversari marciano l'uno contro l'altro collo stesso sangue freddo con cui avrebbero camminato ad un pubblico passeggio. A dieci passi Ramorino si ferma, e punta il suo fucile al corpo di Risso, questi più veterano, e forse più destro e forte dell'altro ha già la bocca dell'arma nel petto dell'avversario; ma un sentimento di rimorso, quello giungere all'insulto l'omicidio, lo fa titubare, l'arma è rialzata, e la palla sfiora appena la parte superiore del capo. Non così Ramorino, la sua palla colpisce e traversa il cuore del competitore; povero Risso! egli, avanzo di tanti combattimenti, coperto di tante onorevoli cicatrici(29), cade per non più rialzarsi e muore senza un solo lamento.
      Il 3 giugno 1849, in Roma, Ramorino, mortalmente ferito da una palla bonapartesca, chiede ai compagni perdono per la morte del suo fratello d'armi, a cui aveva tolto l'onore immortale di cader sul Gianicolo, alla difesa della Roma ideale!
      Della Roma ideale! non di quel putrido postribolo, che la menzogna, l'odio straniero e la corruzione hanno ridotto in un ammasso di pestilenza tale da ammorbare non l'Italia sola, già da tanto tempo infetta, ma il mondo intero.
     
     
     
      CAPITOLO XII.
     
      I VOLONTARI NELL'ESERCITO ROMANO.
     
      Libertà non fallisce ai volenti.
      (ALFIERI.)
     
      I Volontari! Ognuno non deve voler la libertà del suo paese? Il suo paese onorato e non insudiciato da soldati stranieri, da preti e da traditori? Perchè si deve affidare l'esistenza della patria ad un pugno di militi obbligati, e ad un altro di Volontari?


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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