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      Sono i birbanti che contaminavano queste baracche con ogni sorta di vizio, che bisognava eliminare dalla terra classica delle grandezze umane da essi ridotta a cloaca.
      Temo non saremo capaci di tanto. Comunque sia ti prego a non lasciar avvicinare tanto quei ragazzi al fuoco, perchè non succeda qualche sventura.
      Tale era la risposta del grande patriota al suo interlocutore, non trascurando, mentre lo premevano alti pensieri per la salvezza della patria, la sua sollecitudine verso i monelli, ch'ei temeva in pericolo, e che pericolavano veramente nel voler troppo da vicino attizzare il fuoco alle baracche pretine.
      La Spagna, esclamava il nostro Zambianchi (anche lui intimo di Cicerovacchio e che non avea perduto una parola del dialogo suddetto), la Spagna precipitò i frati dalle finestre, son ora pochi anni, e per non aver estirpato totalmente questa gramigna si trova oggi più infratata che mai, colla guerra civile, e depressa all'ultimo posto delle nazioni. Se volessero lasciarmi curare quel cancro dell'Italia, vi assicuro che presto non si parlerebbe più di briganti, creati ed alimentati da questa canaglia e dal loro padron della Senna. Certo, non vi sarebbero più invasioni straniere e cesserebbe questa vita d'inferno, che si vive, per colpa di costoro, e di governi come loro pessimi, che li proteggono, e di una generazione d'imbecilli che li tollerano.
      Mio caro amico, ripigliava il venerando tribuno, tu hai ragione: se non si sana l'Italia dai chercuti, essa aspirerà invano a redimersi.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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