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      La fanciulla con sorpresa alzò gli occhi al volto dell'uomo e rimase come colpita dal fulmine. Gli occhi suoi si appannarono, e girandosi per non più vedere l'apparizione sinistra, essa inciampò nel bracco(87) di Leonida, che trovavasi sdrajato a piè del letto del padrone, e barcollando per un pezzo rimase col piatto quasi vuoto, lasciando il povero Cantoni, che avea contemplato la scena, e che cominciava ad aver appetito(88), in un dispiacevole digiuno.
      Il bracco non curando la confusione successa tra i bipedi, precipitossi sulla sparsa minestra, ed in un momento ebbe pulito il suolo; non appena però terminato il pasto, il povero cane, preso da un tremito mortale, cadde sul pavimento, e dopo d'aver stirato convulsivamente a varie riprese le gambe ed urlato alcuni lamenti disperati, morì cogli occhi sbarrati, diretti all'amato suo padrone, che lo contemplava amaramente compassionandolo senza potersi movere per soccorrerlo.
      Il servente era sparito, e per quante indagini si facessero non si pervenne a rintracciarlo: Ida però disse a Cantoni: "Io ho ravvisato il sinistro ceffo del Gesuita, non so se con barba tinta o finta. Ma certo io conoscerò sempre tra le più folte moltitudini l'orribile sembiante del mio tentatore."
      Il perverso settario di Lojola era pervenuto ad eludere la vigilanza dei volontari nel quartiere di San Silvestro, e s'era presentato come servente nell'ospedale dei feriti, ove abbondavano signore d'ogni classe, ma si difettava del servigio d'uomini.
      Egli avea adocchiato nelle sale e ricercato coll'avidità del bracco le sue prede.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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