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      L'esercito nemico, fortificato nell'antica Velitre dei Volsci, aspettò di piè fermo l'avanguardia dell'esercito republicano, il cui oggetto non era d'attaccarlo, ma di non lasciarlo fuggire, siccome annunziavano tutte le informazioni raccolte per via, e non credendo che il grosso dell'esercito nostro comandato dal generale in capo Roselli potesse tanto ritardare.
      I Borbonici, molto superiori di forze e vedendo davanti a loro poca gente, tentarono una sortita, ove si distinse particolarmente la cavalleria napoletana, ad onta d'esser il campo di battaglia poco adequato per cavalli.
      Guarda, diceva Ida a Cantoni, ancora convalescente dalle sue ferite, con che furia caricano quei cavalieri napoletani i pochi lancieri di Masina(115) e come fuggono i nostri!
      I nostri veramente non fuggivano, ma per vizio assai comune(116) nei cavalli italiani male addestrati, essi non potevano trattenere i focosi animali spaventati dalle cannonate e dalle fucilate che mai non avevano udito.
      La strada, ove ebbe luogo quella carica di cavalleria era incassata, tagliando(117) quasi ad angolo retto delle collinette coperte di vigne; sui ciglioni di quelle colline, erano scaglionati distaccamenti della Legione Italiana, e come riserve, alcuni uomini d'un reggimento pontificio allora al servizio della Repubblica.
      Due pezzi d'artiglieria erano collocati indietro delle linee repubblicane, in posizione dominante.
      Il terreno, occupato dai nostri, come si vede, era adequato per una bella difesa. Verso le 10 antim. l'esercito Borbonico prendeva le sue disposizioni per la sortita e l'attacco.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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