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      Invece si divertono, godono qui ed io muoio di rabbia vedendo il male sempre trionfare sul bene calpestato sotto i piedi!
      Vi bacio con tanto affetto le care mani dicendomi per questa vita e per tutte quelle che potranno seguire vostrissimaSperanza.
     
     
      Caprera, 18 marzo 1868.
      Speranza amatissima,
      come la vostra afflizione mi contrista! Avanzando nel sentiero della vita, e conoscendo meglio gli uomini, finirò per diventare misantropo.
      Non ho notizie di Levinge, di cui non mi ricordo bene. Date un bacio da parte mia al professore Massmann e ditegli che all'epoca che fissa non mi troverà a Caprera.
      Sempre vostroG. Garibaldi.
     
     
      Roma, 30 marzo 1868.
      Amico carissimo,
      che cosa direte, vedendo di bel nuovo i miei caratteri? Non vi inquietate perciò con me, e vedete solamente in queste righe l'angoscia di un'anima sincera, devotissima a Voi e alla gran causa umanitaria, di cui siete il più nobile propugnatore. Dal giorno ch'io vi scrissi ho dovuto persuadermi ancora di più di ciò ch'io temeva. Da bocca pretina ho sentito ripetere che il programma dei preti era la vostra fine, che per giungere a tale scopo, cioè alla distruzione dell'unico uomo che temono e che minaccia il loro trionfo completo, sicuro e permanente, bisognava liberarsi di Voi e che per riuscirvi ora vi tendono i lacciuoli, la trappola, servendosi degli amici vostri per farvi intraprendere una terza spedizione su Roma. Carissimo Amico, se un male, venutomi in conseguenza delle tante afflizioni che un indegno mi cagionò in questi ultimi mesi, non mi rendesse il viaggiare impossibile per ora, niente al mondo mi impedirebbe di recarmi da Voi, in qualunque sito foste, per supplicarvi in ginocchio di rinunciare per questa primavera al vostro progetto sopra Roma.


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Lettere a Speranza von Schwartz
di Giuseppe Garibaldi
pagine 112

   





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