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      Dio sa a che impresa mondiale il vostro braccio non sia ancora destinato! Dopo che avete fatto tanto, non sarebbe che giustizia di vedervi coronare l'opera gigantesca affidatavi da Dio! Il momento della mia partenza s'avvicina; direi una bugia se dicessi che lascio Creta volentieri. Il dovere mi chiama in Germania per vedere mio figlio, il dovere mi chiama in Isvizzera per vedere la vostra Anita e la ricompensa sarà di baciarvi la mano a Caprera passando per l'Italia.
      Ma lo stato politico dell'Europa mi disgusta. Sotto il Turco non si sta molto meglio, ma c'è sempre qui un elemento di antico popolo eroico che vivifica l'anima e Voi lo sapete meglio di me. Di certo a Roma non lo si trova!
      Vi scrivo solo due righe oggi, essendo massacrata da visite per il capo d'anno; vi ringrazio per la vostra carissima del 20 novembre, giuntami tardi. Quando voglio farmi del bene al cuore e alla mente, è a Voi, mio grande amico, che rivolgo i miei pensieri. Devo chiamarmi la più beata delle beate di conoscervi come vi conosco. Le notizie dell'Anita sono ottime: l'opera che ho intrapreso, grazie alle qualità rare della buona signora Maier, è coronata di successo. Anita promette di diventare una donna degna del sommo obbligo che le avete imposto dandole il vostro nome. Non è un piccolo debito che porta con sé, se vuol esserne degna.
      Vi prego di consegnare l'acclusa all'amico Darbosino.
      Della bell'Italia mai una parola?
      Tanti saluti a Francesca, un caro bacio alla Pisceni ed uno più rispettoso alla mano dell'Eroe dei due mondi, alla di cui salute abbiamo bevuto oggi del buon vino!


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Lettere a Speranza von Schwartz
di Giuseppe Garibaldi
pagine 112

   





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