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      Come foriero di vittoria, uno squillo di tromba nostra suonò una sveglia americana, e l'avanguardia nemica come per incanto fermossi e forse i suoi capi si pentirono d'aver avanzato tanto. - I Borbonici capirono di non aver a che fare colle sole squadre, e le loro catene cominciarono un movimento retrogrado.
      I Mille toccarono allora la carica - i Carabinieri Genovesi in testa e con loro un'eletta schiera di giovani non appartenenti alle compagnie ed impazienti di menar le mani.
      L'intenzione della carica era di fugar l'avanguardia nemica e d'impossessarsi dei pezzi - ciocchè fu eseguito con un impeto degno dei campioni della libertà italiana - non però di attaccare di fronte le formidabili posizioni occupate dal nemico con molte forze.
      Però chi fermava più quei focosi e prodi volontari, una volta lanciati sul nemico? - Invano le trombe toccarono: Alto! I nostri o non le udirono o fecero i sordi, e portarono a baionettate l'avanguardia nemica sino a mischiarla col grosso delle forze Borboniche che coronavano le alture.
      Non v'era tempo da perdere, o perduto sarebbe stato quel pugno di prodi - e subito dunque si toccò a carica generale, e l'intiero corpo dei Mille accompagnato da alcuni coraggiosi delle squadre, mosse a passo celere alla riscossa.
      La parte più pericolosa dello spazio da percorrersi era nella vallata che ci divideva dal nemico. Ivi pioveva una grandine di moschetterie e mitraglie che ci ferirono un bel po' di gente.
      Giunti poi a piede del Monte Romano, si era quasi al coperto delle offese, ed in quel punto i Mille, alquanto diminuiti di numero, si aggrupparono alla loro avanguardia.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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