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      A queste parole Marzia s'era rialzata, e l'occhio suo scintillava nell'oscurità come quello della tigre. - Il Gesuita, con una lanterna sorda nella sinistra, teneva colla destra la posterla semiaperta, pronto a chiuderla in caso che la fanciulla si fosse precipitata su di lui - azione di cui la credeva capace.
      E veramente, dopo aver misurata la distanza collo sguardo, concentrate le spossate sue forze, Marzia fu d'un balzo contro la porta, che trovò chiusa dalla robusta mano del prete, ed il malvivente fu sollecito a dar un giro di chiave per non esporsi una seconda volta all'assalto della fanciulla.
      Egli però aprì poco dopo una graticola da dove probabilmente si conferiva coi prigionieri pericolosi, e da dove vi si faceva passare il miserabile alimento.
      «Marzia!» ripigliò la voce stridula del loiolesco, «il vecchio tuo padre...»; qui si udì uno di quei lamenti che non si ponno descrivere, e che l'antico fondatore della lingua italiana si contenta di accennare con quei suoi versi immortali:
     
      E se non piangi, di che pianger suoli!
     
      Non era il rantolo del morente, ma uno di quegli accenti di dolore che noi uomini non conosciamo, o di cui non racchiudiamo il tesoro. Solo la donna e forse solamente la madre, il di cui cuore è il vero santuario dell'amore, è capace di sì incomparabile dolore! - Ed il tonfo del corpo di Marzia stramazzante si udì nel fondo della cella.
      Un sepolcrale silenzio seguiva, e solo quando l'impassibile ministro dell'inferno s'accorse che la vittima sua non era preda della morte, esso ricominciò: «Marzia! il vecchio tuo padre, lo sai, giace tuttora nei sotterranei dell'Inquisizione, sottoposto a giornaliere torture, e basterebbe una tua parola per liberarlo, e renderlo alla sua primitiva agiatezza».


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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