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      Un avviso del Gesuita valeva un ordine, e ben lo sapeva il comandante della flotta; quindi tutte le compagnie di sbarco di tutti i bastimenti, furono con ogni celerità gettate sul forte per proteggere il presidio.
      E ben era tempo! quando le prime barche da guerra approdavano, i fuggenti della guarnigione eran già affollati sul mare per precipitarsi, e tale confusione e trambusto succedeva tra questi mercenari, da far paura.
      L'uomo di mare è un essere curioso: assuefatto a disprezzare il pericolo sull'onda, gli sembra che alacremente egli possa affrontar qualunque pericolo, e vi si getta il più delle volte con una gaiezza tutta sua, poi legato dal dovere tra quattro pareti di legno - a lui divenute monotone - egli è sempre contento d'esser inviato in terra, sia anche col pericolo della vita. Dal bordo della sua fregata, o vascello ove trovasi agglomerato con centinaia di compagni poco fortunati come lui, il marino vede sempre in terra un paradiso.
      Fatale fu ai nostri valorosi tale propensione marinaresca, e le compagnie di sbarco - colla celerità propria di quella gente - internaronsi nel forte, incontraronsi coi vittoriosi, e per sventura nostra fecero cambiar la sorte delle armi.
      Cozzo, ruggendo come un leone, con allato le tre guerriere, e seguito da un pugno di coraggiosi, assalì i nuovi sbarcati, e per più volte li ricacciò indietro; ma questi continuamente sostenuti da gente fresca, finirono per soperchiare i nostri e quasi distruggerli.
     
     
     
      CAPITOLO XIX.
     
      L'ASSALTO FORTUNATO.
     
      Datemi l'arme, all'insidioso acume


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





Gesuita