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      «E voi che vi millantate Italiano ed apprezzatore delle gesta dei Mille, in cui tutto dev'essere generoso e decoroso per la patria italiana, perchè v'incaricate di molestar la pace di due fanciulle che non vi offesero e che appartengono a quella nobile schiera?»
      «Io lo ammenderò questo mio fallo» rispose il brigante, e dopo un momento di meditazione:
      «Sì, lo ammenderò! ed uno ben maggiore di questo io devo ammendare!(41)»
      Queste ultime parole furono articolate con voce sommessa, ma con un accento quasi di disperazione.
      Poi energicamente soggiunse:
      «Me le perdonate le ingiurie da me ricevute ed i danni, nobile donzella? Vedete, io abbisogno del vostro perdono come dell'aria che respiro. E se mi perdonate, questa miserabil vita che mi è divenuta insopportabile, ve la consacrerò tutta intiera! Non come un amante, io ben so che il vostro cuore ha scelto, ma come uno schiavo. - Io mi contenterò di baciar le zolle da voi calpestate, di seguirvi nelle pugne da voi combattute. - E certo voi mi vedrete dar l'ultimo respiro sorridendo, s'io sarò così fortunato di poter dare per voi questa sciagurata esistenza! Ma non mi negate di seguirvi, e sopratutto non mi negate di farmi ammettere sconosciuto nelle fila di quei generosi vostri fratelli d'armi, gloria ed onore d'Italia
      Dopo un momento di truce posa, egli ripigliò:
      «Sconosciuto, sì, sconosciuto, m'intendete, poichè come Talarico, nè i vostri amici potrebbero accogliermi, nè il mondo compatirebbe un nome infame in quella eroica schiera. Ma io la laverò quell'infamia nel sangue dei nemici della libertà italiana!


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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