Pagina (163/356)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Sacrati alla morte! Ed i tiranni di Roma lo sapevano, ed impazzivano di rabbia di non poter distruggere fino alle radici quella pianta di generosi, da loro chiamati con nomi orrendi, come solo possono trovarsi sul vocabolario de' preti.
      Ma eran cambiati i bei tempi degl'Inquisitori; ed in Italia a dispetto dei retrogradi che proteggono per conto proprio i chercuti, già potevasi chiamare un birbante ed un impostore con il proprio nome. L'opinione della gente onesta cominciava a plaudire ai coraggiosi, che innalzandosi al disopra dei pregiudizi del passato, calpestavano con fronte alta il vecchio e putrido diritto divino, poggiato sull'altare della negromanzia. E quantunque sette anni dopo si trovasse ancora un disprezzevole tiranno della Senna, capace d'inviare in Italia i suoi sgherri, e sostenere la baracca pretina, la forza degli avvenimenti rovesciava nella polve il triregno, e trascinava il concime nella cloaca.
      Una lanterna sorda come per incanto illuminò lo speco, ove immobili e silenziosi stavano i prodi campioni della libertà italiana. Essi portavano tutti la destra sul cuore, cenno di ricognizione, e di devozione illimitata alla loro patria infelice. Spettacolo sublime che i grandi artisti odierni potrebbero ben distendere sulla tela, incidere sul marmo e sul bronzo, per rimpiazzare certe mitre buffonesche ed immorali che disdorano il grandissimo tempio.
      «Fratelli!» vibrava la maschia e melodiosa voce di Muzio: «Roma seguirà l'esempio dei nostri valorosi delle province, che sacrati alla liberazione degli schiavi, stanno compiendo una di quelle imprese che costituiscono il carattere d'una nazione insoffrente d'oltraggi, che imprimono a caratteri di sangue nella sua storia una pagina ben gloriosa!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





Roma Inquisitori Italia Senna Italia Muzio