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      - Oibò! con uno scalpello han fatto a pezzi il coperchio per farlo saltare, o forse con una mannaia.
      In quindici anni ch'io sono in quest'isola, io non conosco un solo arresto di contrabbando importante fatto da questi finanzieri; anzi, corre voce che un po' di contrabbando lo faccian essi stessi, e si dice di peggio ancora.
      E quando si considera tanta povera gente, sottoposta a tasse d'ogni specie, per mantenere grassamente codeste camorre di fannulloni, è roba da dar i brividi.
      I Borboni di Napoli, maestri anch'essi di ogni specie di camorra, ne proteggevano una, e la stimolavano al loro servizio con ogni specie di favori, concessioni e soldi. Camorra, veramente di genere particolare, che contava come membri i più grandi scellerati del regno.
      L'origine di quest'associazione di malfattori, proveniva dalle prigioni. I più forti tra i prigionieri imponevano una tassa ai nuovi arrivati, e la imponevano colla minaccia di busse, e qualche volta anche di coltello.
      Il nuovo arrivato, generalmente solo, e quindi più debole, non solo era obbligato di pagare la tassa imposta, dovea pur far parte di codesta bella e reale associazione.
      Dalle prigioni l'associazione si estese nelle bettole, nei postriboli, nelle osterie, nell'esercito, nella grande metropoli, e finalmente in tutto il felice regno. Felice! poteva chiamarsi, giacchè con tutti i vizi di cui era incancrenito il suo governo, occupavasi almeno che non morissero di fame i sudditi(57), occupazione che disturba poco la digestione di coteste cime che governano l'Italia.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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